Osteoartrosi: come impedire che ci rovini la qualità della vita

da | Mag 3, 2023 | Patologie e disturbi | 0 commenti

L’osteoartrosi (OA), più comunemente chiamata “artrosi”, è la patologia muscolo-scheletrica che più frequentemente affligge il nostro corpo. Può l’esercizio fisico essere efficace per contrastare l’avanzamento dell’artrosi?

Cos’è l’Osteoartrosi?

L’osteoartrosi (OA) è una patologia muscolo-scheletrica molto frequente nella popolazione generale. Le articolazioni più comunemente coinvolte sono l’anca e il ginocchio.

L’OA ha un andamento degenerativo che può portare a disabilità e dolore, specialmente nelle persone sopra i 50 anni di età.

Macroscopicamente, l’OA viene distinta in:

Primaria o Idiopatica

Quando non ci sono cause note

Secondaria

Quando è dovuta ad un altro evento o patologia.

Cause e fattori di rischio

Parlando di OA secondaria l’obesità, i traumi pregressi, la scarsa qualità del movimento sono tutti fattori di rischio che possono portare alla degenerazione di qualunque tessuto articolare: cartilagine, osso, capsula articolare, membrana sinoviale, menischi e legamenti; anche i muscoli che gestiscono l’articolazione sono coinvolti nel processo artrosico, con conseguente alterazione della funzione articolare.

L’OA diventa più comune con l’invecchiamento in quanto la cartilagine che riveste le articolazioni tende ad assottigliarsi, i legamenti tendono a diventare più distesi e meno efficienti, le superfici articolari non hanno più la stessa qualità di scorrimento l’una sull’altra, rispetto a prima, e quindi l’articolazione può essere più suscettibile ad eventuali lesioni o sovraccarichi.

L’OA non rappresenta una parte inevitabile dell’invecchiamento, come i capelli grigi e le alterazioni cutanee, ma spesso rappresenta quale è stato il nostro stile di vita.

Lo stile di vita

Alcuni pazienti mi chiedono se si può camminare con l’artrosi al ginocchio.

Mantenere uno stile di vita attivo è sicuramente un aspetto importante, ma ogni caso va contestualizzato tant’è che persino la corsa, entro certi limiti, non è sconsigliata a priori.

Ad esempio:
I podisti amatoriali che corrono a scopo ricreativo hanno meno possibilità di sviluppare OA del ginocchio e dell’anca rispetto agli individui sedentari e ai podisti agonisti.

Solo il 3,5% dei podisti amatoriali sviluppa OA dell’anca o del ginocchio, al contrario di coloro che hanno uno stile di vita sedentario o che gareggiano come agonista i quali vedono aumentare il loro rischio rispettivamente al 10,2% e al 13,3%

L’influenza degli stimoli

Alla fine del XIX secolo, il chirurgo tedesco Julius Wolff descrisse il rimodellamento osseo e il modo in cui è collegato allo stress subito dalle ossa. Secondo Wolff, le ossa si adattano in base alle richieste che vengono loro rivolte.

Questo concetto è noto come “Legge di Wolff”.

Prendendo come riferimento questa legge possiamo affermare che nel nostro corpo i tessuti si modificano costantemente in base agli stimoli che ricevono: rinforzandosi o indebolendosi.

Anche il tessuto cartilagineo come l’osso ha un turnover, cioè si distrugge e si ricostruisce in base agli stimoli che riceve. La cartilagine non è l’unico tessuto coinvolto nel processo artrosico, ma è il tessuto che paga il dazio maggiore, probabilmente perché ha meno possibilità di recupero in quanto non è nè vascolarizzato, né innervato.

Come nell’esempio sopra proposto, dei podisti, fare troppo è dannoso tanto quanto fare troppo poco.

Migliorare l’autonomia

Come facciamo a sapere quanto sia giusto caricare? Come possiamo migliorare la nostra autonomia?

La risposta non è per nulla scontata ed è possibile ottenerla solo incrociando le informazioni derivanti da un’adeguata valutazione.

Per questo motivo è opportuno contattare un fisioterapista specializzato in terapia manuale e medical training therapy che possa valutare, a seguito di un approfondito colloquio e valutazione del movimento, la mobilità intrinseca delle articolazioni, identificare gli esercizi adeguati e i carichi di lavoro.

Qual è il meccanismo che può portare allo sviluppo dell’OA?

Per poter rispondere a questa domanda è necessario definire cosa si intende per “propriocezione”. La propriocezione è l’insieme dei segnali che arrivano al cervello da innumerevoli recettori che sono all’interno dei nostri tessuti: muscoli, pelle, articolazioni.

Grazie a queste informazioni noi siamo in grado di muoverci e sapere la posizione del nostro corpo nello spazio senza bisogno di guardare ciò che stiamo facendo. La propriocezione è strettamente legata al controllo del movimento.

Nell’OA la modificazione dei tessuti articolari produce una diminuzione delle informazioni propriocettive provenienti dall’articolazione che può portare a:

Rigidità articolare

Infiammazione

Dolore

Inibizione e debolezza dei muscoli

Da ciò ne consegue una diminuzione della propriocezione, che innesca un circolo vizioso che va a ridurre la qualità della vita.

Ad esempio: un paziente con dolore al ginocchio modificherà il suo modo di muoversi, di camminare, di fare le scale e questo influenzerà inevitabilmente anche altre articolazioni, come l’anca e la caviglia che sono coinvolte in queste funzioni.

Trattare solo l’articolazione sintomatica è riduttivo, questa va considerata con una visione più ampia che guarda l’intera persona: non andranno fatti solo esercizi di riabilitazione per il ginocchio. Anche altre articolazioni andranno quindi analizzate ed eventualmente trattate, per garantire alla persona di muoversi meglio, incrementandone così indipendenza e qualità della vita.

Trattamento

Attualmente non esiste una vera cura per l’artrosi, ma un piano di lavoro basato su specifici esercizi ha dimostrato essere efficace nel contrastare il dolore, migliorare il sostegno muscolare e la qualità della vita.

Le terapie proposte sono molteplici compresa la farmacologia, la fisioterapia, la terapia manuale e la chirurgia:

Approccio farmacologico

L’approccio farmacologico trova sempre meno sostegno da parte della comunità scientifica in quanto sappiamo che la cartilagine non è vascolarizzata e qualunque tipo di farmaco veicolato dal sangue non può raggiungere la cartilagine. Inoltre la farmaco-terapia può avere effetti collaterali a livello cardiaco, renale e vascolare.

Terapia manuale

La terapia manuale può aiutare se integrata all’esercizio per migliorare la mobilità intra-articolare, l’elasticità e la propriocezione.

Chirurgia

La chirurgia rimane l’ultima risorsa in caso di mancata risposta ad un intervento conservativo. Un’adeguata riabilitazione post-chirurgica sarà indispensabile per recuperare appieno la mobilità articolare, la forza muscolare, l’elasticità articolare, la propriocezione e per recuperare tutte le funzioni di base (camminare, alzarsi, sedersi, coricarsi, fare le scale, andare in bicicletta…)

Conclusione

Le articolazioni al loro interno hanno degli scivolamenti e dei rotolamenti che garantiscono un movimento completo e piena funzionalità.

Un’alterazione di questa meccanica interna, definita artrocinematica, può portare a sovraccarico, gonfiore e dolore.

Ridare ad un’articolazione artrosica una corretta artrocinematica ed una buona propriocezione è la chiave riabilitativa per ristabilirne una buona funzionalità, incrementare l’attivazione muscolare e migliorare qualità del movimento.

Una corretta e precoce valutazione, che miri a tutti gli aspetti precedentemente trattati, permette di impostare un trattamento efficace ad ottenere una miglior qualità della vita.

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